Skip links
Published on: arte900

L’ARTE CONTEMPORANEA negli anni Cinquanta

Negli anni Cinquanta il mondo “fa arte” usando ovunque un linguaggio espressivo molto simile; è uno dei primi esempi di globalizzazione linguistica.

 

E l’Informale, termine sfuggente ma estremamente evocativo, diventerà una forma d’arte portante, creando le basi di altre correnti artistiche di questo periodo: così l’arte contemporanea degli anni Cinquanta sarà il seme delle Neo-Avanguardie, dagli anni Sessanta fino all’arte contemporanea d’oggi. 

L’arte contemporanea si esprime in contesti e momenti eterogenei in questo periodo storico, gli artisti non espongono le opere solo in musei e gallerie, ma anche nelle strade, davanti agli occhi dei passanti o persino attraverso il corpo, l’ultima frontiera.

Si manifesta su molti materiali alternativi, oltre la classica tela anche sui metalli, sulla carta, sul legno, e persino attraverso il riciclo degli stracci o attraverso l’azione.

Certamente per mezzo del colore ma anche del non-colore.

Comunica la realtà esteriore e quella interiore, su un livello onirico come su quello del quotidiano.Quello dell’arte contemporanea è un linguaggio potente, straripante di energia, quasi impossibile da catalogare, etichettare, definire, ama trasformarsi ed evolversi con tutta l’energia e la velocità della vita di oggi.

Appassiona schiere di ammiratori, muove passioni profonde e capitali di identità insospettabili.

È stata fatta tanta strada per avvicinarsi a tutti, provare a diventare “popolare”; per sua natura, l’arte contemporanea non è immediata e chi le si accosta, intimorito quanto incuriosito e affascinato, può trarre benefici infiniti dal suggerimento di un’interpretazione o, diciamo, di una spiegazione. Ci siamo chiesti se fosse possibile rendere accessibile l’arte contemporanea e la risposta positiva è arrivata con alcune serie di volumi che hanno l’obiettivo di mostrare un percorso districante attraverso la foresta di segni, oggetti, parole e immagini che sono la natura dentro la quale l’arte contemporanea vive e si trasforma.

Una risposta affermativa esclamata con convinzione, ma con la massima attenzione a non cadere nel grande equivoco: confondere la semplificazione con la banalizzazione.

Rendere un’opera d’arte, o un movimento artistico, più vicino a un pubblico di non addetti ai lavori non significa “ridurre l’arte ad un hamburger”.

Il panorama artistico internazionale dopo la tragica vicenda della guerra degli anni Trenta e Quaranta presenta radicali cambiamenti. Anche nel campo delle arti figurative emerge una nuova conoscenza del reale, dove si è smarrita ogni certezza, l’individuo si trova solo con sé stesso, immerso nella dimensione immanente dall’esistenza, in cui poco conta l’esperienza passata. È il presente con tutto ciò che lo caratterizzava di inquietante, frammentario, effimero e contingente a imporsi o, più precisamente, a premere con tutta la sua urgenza, anche vitalistica, sulle capacità di reazione estetica, legittimando la validità dell’opera come un momento unico e irripetibile, testimonianza creativa del rapporto diretto con i propri limiti vitali, psicologici e fenomenici.

Questo è, molto in sintesi, il clima culturale che informa tutto il decennio degli anni Cinquanta e le ricerche artistiche informali che da esso si sviluppano. 

Leave a comment