Centro Lettura Alessandro Grazia Onlus
A cura di Giuseppe Tramontana
Le librerie romane (e non solo) vivono ormai agonizzando. È notizia recente che ad inizio anno, dopo più di 20 anni di attività, un’altra importante libreria chiude amaramente i battenti. Per non dimenticare che nella primavera scorsa all’interno della Galleria Alberto Sordi (nel cuore della Capitale) un altro emblema della lettura mostrava i segni di resa. Come mai sta accadendo questo? C’è una spiegazione amara ma logica: sempre meno lettori entrano in libreria. Muoiono anziani e accaniti lettori e non c’è il ricambio. Le nuove generazioni non vivono più nella “civiltà della carta”: il processo irreversibile di digitalizzazione impone a tutti un ripensamento sulle forme di accesso alla conoscenza e ai saperi che una volta venivano trasmessi esclusivamente su carta. Il libro non scomparirà, ma non è più l’unico strumento di alfabetizzazione. La crisi dell’editoria tradizionale, con l’inevitabile cambio delle abitudini che vanno sempre di più verso gli acquisti on line, unita alle conseguenze delle restrizioni del Covid, hanno evidenziato le difficoltà dell’intera categoria, portandola ad un punto di non ritorno. Lo sviluppo delle reti rende sempre più complicata la costruzione di progetti economici sostenibili intorno al libro. Le forme della lettura cambiano velocemente e con loro anche i costumi e gli atteggiamenti nella vita quotidiana. Le edicole, per esempio, sono diventate purtroppo una entità sempre più marginale nella vita di tutti i giorni (i quotidiani si acquistano sempre di meno). Uno studio effettuato dall’Associazione Italiana Editori in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata aveva fotografato i dati di un decennio nero: dal 2007 al 2017 ci sono state più di 200 chiusure. Di librerie se ne sono contate poco meno di 200. La metà di queste ha dimostrato di essere stata in grado di rimanere attiva nell’ultimo decennio. Questa situazione si è propagata su tutta la città, sia in centro che in periferia. Quartieri come Centocelle, Cinecittà, La Magliana, Tomba di Nerone, sono stati i primi ad arrendersi a questa situazione di fatto. Sì, è vero, sono rimaste poche le librerie, la situazione è agonizzante ormai da tempo, i tanti clienti che entrano in quelle rimaste sfogliano, consultano i libri, ma poi li acquistano on line. I tanti esercenti interpellati si dichiarano concordi sul fatto che si approfitti degli sconti per portarsi a casa i volumi più economici. Si bada sempre di più anche al prezzo, cosa che fino a qualche anno fa incideva meno. Sono i libri per bambini e ragazzi che, ad oggi, reggono ancora il mercato, forse perché gli stessi genitori li scelgono ancora come regali utili da fare per i più piccoli. Eppure, questo porta ad un controsenso se esaminiamo la recente “Piu libri Piu liberi” la Fiera Nazionale della Media e Piccola Editoria, promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori (AIE), che si è svolta a Roma dal 7 al 11 dicembre 2022 in cui i dati parlano di ben altro. Oltre 100 mila visitatori, code all’ingresso, davanti alle sale per la presentazione di libri o convegni, per non parlare degli stand dove è stato ancor di più apprezzata l’importanza del libro. L’impressione è stata quella di assistere ad un grande e rinnovato interesse per l’editoria in genere e per gli autori. Quindi è inevitabile domandarci: cosa sta accadendo? Le librerie chiudono e ci sono fiere importanti con così tanta affluenza? Questi sono misteri a cui non possiamo rispondere perché è difficile entrare nel pensiero altrui. Una cosa è certa: l’editoria, le librerie e i fruitori di tutto questo sono un’unica filiera che non può in alcun modo essere messa da parte o, ancor di più, scomparire. La lettura è un bene prezioso, i libri lo sono altresì. Sta a noi mantenerli in vita!