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Vite vere e vite a fumetti: Kit Carson

Vite vere e vite a fumetti: Kit Carson

di Claudio Ferracci

Entrato nel mito quando era ancora in vita, Christopher (Kit) Carson è uno degli cosiddetti eroi della frontiera americana. Deve comunque la meritata fama alle cronache che l’esploratore John C. Fremont inviava periodicamente ai giornali della costa est degli Stati Uniti, dove l’opinione pubblica era smaniosa di conoscere gli sviluppi della lunga e faticosa conquista del west.

 

Copertina del “dime novel” AMERICAN NOVELS

Per questo è conosciuto soprattutto come esploratore (scout), ma in realtà fu anche cacciatore, militare, allevatore ed agente indiano. Nato alla vigilia di Natale del 1809, Carson passò la maggior parte della prima infanzia a Boone’s Lick, nel Missouri. Suo padre morì quando lui aveva appena 9 anni e Kit divenne apprendista di un mastro sellaio a 14 anni, ma lasciò la casa per trasferirsi a Santa Fè nel 1826. Dal 1828 e fino ai primi anni ‘40, prima a Taos, New Mexico, e quindi a Fort Bent, fu cacciatore di pellicce (trapper). Questa attività lo portò fino in California e oltre le Montagne Rocciose. Come accadeva più volte ai cacciatori bianchi, anche Kit Carson si trovò più volte integrato nel mondo dei pellerossa; viaggiò e visse tra gli indiani al punto che le sue due prime mogli furono una Arapaho e una Cheyenne. Nel 1842, mentre ritornava nel Missouri in visita alla famiglia, Carson incontrò John C. Fremont che lo assunse come guida. Carson fece da guida a Fremont verso l’Oregon e la California e attraverso gran parte delle Montagne Rocciose e del Great Basin. Era ancora al servizio di Fremont quando lo stesso si unì alla rivolta dei cittadini americani in California, poco prima dello scoppio della guerra con il Messico del 1846. Carson guidò le armate del generale Stephen Kearney dal New Mexico alla California per rispondere alla sfida agli Stati Uniti del generale Andrés Pico. Dopo il conflitto decise di dedicarsi all’allevamento di bestiame, ma fu nominato agente indiano federale per il nord del New Mexico e tenne questo incarico fino allo scoppio della guerra civile che lo impegnò dal 1861. Giocò un ruolo piuttosto importante nella guerra civile nel New Mexico anche collaborando ad organizzare i reparti volontari di fanteria dello stato che si videro in azione a Valverde nel 1862. A partire dal 1863 Carson condusse una guerra contro l’irriducibile popolo Navajo attaccandone l’economia, marciando fino al cuore del loro territorio e distruggendo i loro raccolti, i frutteti e il bestiame. L’operazione appare brutale ma fu una linea morbida rispetto agli ordini impartitigli che prevedevano lo sterminio dei maschi adulti e la cattura delle donne e dei bambini. Quando gli Ute, Pueblo, Hopi e Zuni, che per secoli erano stati preda dei razziatori Navajo, iniziarono a trarre vantaggio dalla debolezza dei loro tradizionali nemici, i Navajo non furono più in grado di difendersi.  Così nel 1864 la maggior parte di loro si arrese a Carson, che costrinse quasi 80

Copertina del comic book Kit Carson, edizioni IW Publishing, Usa 1963. Disegno di John Severin

00 nativi – uomini, donne e bambini – a intraprendere quella che sarebbe stata chiamata “la lunga marcia” di quasi 600 chilometri dall’Arizona a Forte Summer, New Mexico, dove rimasero confinati e decimati dalle malattie fino al 1868. Carson si trasferì quindi in Colorado con la speranza di accrescere i suoi affari di allevatore e lì morì nel 1868. La notorietà di Carson fu consolidata, come per altri personaggi dell’epopea western, dall’inevitabile diventare protagonista di avventure di fantasia nelle pubblicazioni economiche, le cosiddette dime novels, che ebbero enorme popolarità negli Stati Uniti tra il 1860 e il 1895. E così troviamo ad esempio Kit Carson su testate come American Novels oppure Pluck and Luck.  Naturalmente uscirono anche delle biografie, tra le quali va ricordata certamente The life of Kit Carson di Edward S. Ellis (Chicago: M. A. Donohue & Co, 1889). Per avere Kit Carson nei fumetti bisognerà aspettare che, dopo il grande successo del giornale L’Avventuroso (1934), si crei in Italia una scuola di soggettisti e disegnatori di fumetti d’avventura. E tra le opere più importanti di questo ciclo del fumetto italiano troviamo il Kit Carson di Rino Albertarelli, che debutta su Topolino nº 238 del 15 luglio 1937 con l’episodio Kit Ca

rson cavaliere del West; il personaggio continuerà a esservi pubblicato fino al nº 302 del 6 ottobre 1938 con la seconda parte I pionieri del nuovo mondo. La saga verrà ripresa da Walter Molino e Federico Pedrocchi nel 1939 sul settimanale Paperino. Il Kit Carson di Albertarelli è particolarmente innovativo, specie per la caratterizzazione fisica del protagonista che, contrariamente all’uso comune allora e ancora per moltissimi anni, non viene rappresentato come giovane e bello ma nelle sembianze di un anziano cowboy calvo e con grandi baffoni bianchi. Le avventure vennero ristampate anche negli Albi d’Oro Mondadori dell’immediato dopoguerra. Negli Stati Uniti i lettori di fumetti preferiscono scenari più esotici (L’Uomo Mascherato, Cino e Franco…) fantascientifici (Flash Gordon, Buck Rogers, Brick Bradford…) o più legati all’attualità (Dick Tracy, X9, Radio Pattuglia…) e solo nel 1944 sulla testata It really appened dell’editrice Wm.H.Wise & Co troviamo una breve biografia a fumetti dell’esploratore. In Italia invece il fascino dell’epopea western continua ad attrarre il pubblico di lettori in genere maschile, quasi monopolizzando come genere l’intera produzione nostrana. L’effetto più duraturo di questa moda è senza ombra di dubbio l’imperituro successo di Tex. Creato nel 1948 da Gian Luigi Bonelli su disegni di Aurelio Galleppini, il ranger più amato dagli italiani incontrerà Kit Carson proprio quando, sull’albo in formato striscia n°13, viene nominato uomo di legge. Tex salverà poi la vita allo stesso Carson (nel n° 21, L’agguato nel canyon) dando vita ad un’amicizia e ad un sodalizio che durano ancora. Carson comparirà poi su un numero della famosa serie americana Classic Illustrated (n°112 del 1953), mentre già dal 1950 l’editrice Avon Periodicals americana aveva lanciato una testata

Tavola originale della serie domenicale pubblicata sul Chicago Tribune dal 1960, disegni di Richard Fletcher

dedicatagli, in formato comic book, con copertine di Everett Raymond Kinstler (alcune storie

Copertina dell’edizione francese in formato tascabile, illustrazione di Juan Villajoara

furono poi ristampate dalla I.W.Publishing in una nuova collana nel ’63, con pregevoli illustrazioni di copertina di John Severin). Ma l’edizione più interessante è senz’altro Old timer tales of Kit Carson di Lee Ames pubblicata su Boys’Life, il mensile dei Boy Scouts americani, negli anni 1951/53. Nel 1951 Kit Carson è protagonista, in Italia, di un lotto della collana AvventuraFilm, delle edizioni Victory; nell’allora consueto formato a striscia venivano pubblicati fotoromanzi tratti da opere cinematografiche. Nel 1956 compare come comprimario nelle avventure di Lance, scritte e disegnate da Warren Tuft. Molto pregevoli ma inedite in Italia le tavole domenicali pubblicate sul Chicago Tribune nel 1960, dal titolo: Kit Carson daring scout of the old west con testi di Athena Robbins e disegni di Rick Fletcher, che poi divenne assistente e quindi sostituto di Chester Gould nella famosa strip Dick Tracy. Nei fumetti britannici Kit Carson è apparso per la prima volta in The Comet (1950-53), disegnato da Geoff Campion e José Bielsa, e Knock-Out, disegnato da numerosi artisti, tra cui Ian Kennedy. È stato un pilastro della testata Cowboy Comics, dove è stato disegnato da artisti come Alberto Breccia, Stephen Chapman, Graham Coton e Armando Bonato, tra gli altri. Uscirono anche sette annuals di Kit Carson, con copertine di D. C. Eyles (1902-1974), illustratore inglese che dopo la seconda guerra mondiale venne ingaggiato dalla Amalgamated Press per disegnare fumetti, cominciando con The Phantom Sheriff sulla testata The Knockout nel 1947. Esperto nel disegnare cavalli, cosa che lo ha reso particolarmente adatto a lavorare con personaggi western come Wild Bill Hickok, Kit Carson e Buffalo Bill, e storici come Robin Hood e Dick Turpin. Agli artisti giovani venivano dati campioni del suo lavoro come esempi di come fare cavalli correttamente. Il suc

Copertina per l’edizione inglese di Rino Ferrari

cesso del formato tascabile della collana Cowboy Comics inglese avrebbe poi contagiato il resto d’Europa; si pensi che per Les Editions Imperia francesi uscirono ben 552 numeri di Kit Carson e un discreto successo arrise anche alla traduzione italiana, edita dalla mitica Editrice Dardo che in quegli anni pubblicava molto materiale di provenienza britannica, a partire dall’indimenticabile Collana Eroica. La Dardo pubblica Kit Carson in formato tascabile mensile dal luglio 1954 all’agosto 1963 (212 numeri), quindi esce la collana Super-West con uscite settimanali dal settembre 1963 pubblicando alternati Kit Carson (numeri dispari) e Buck Jones (numeri pari), ripresi dall’edizione francese (ne escono 64 numeri, ma dal numero 29 esce solo Kit Carson. Le copertine sono di Rino Ferrari). Oltre a importanti inglesi (Geoff Campion e Derek Eyles su tutti), la collana si avvaleva di artisti internazionali: alle copertine primeggiavano gli spagnoli Jordi Penalva e Juan Villajoara, ma anche grandi artisti italiani, come Giorgio De Gaspari, Rino Ferrari e Gino D’Antonio. Le storie a fumetti, bianco e nero a due vignette per pagina, oltre ai britannici (Chapman. Coton, Ron Embleton, Colin Merritt, Erik Parker e Peter Sutherland) sono realizzate da maestri italiani come Sergio Tarquinio, Armando Bonato, Gino D’Antonio, Franco Bignotti, Virgilio Muzzi, Raffaele Paparella e da autentiche leggende del fumetto argentino come Alberto Breccia e Alberto Salinas. Alcune storie dei tascabili furon

Il vero Kit Carson, in una foto dell’epoca

o poi ripubblicate, rimontate in una gabbia di sei vignette per pagina, nella collana Avventura Gigante, nel 1968 allorché la Dardo cercava di recuperare una fetta di mercato inseguendo il successo del cosiddetto formato Bonelli. Una tantum usci un volume cartonato da libreria nel 1978, editore Vallecchi, contenente quattro storie della collana, sempre rimontate a sei vignette per pagina, purtroppo inopportunamente e malamente colorate, ma selezionate tra quelle di importanti autori: Alberto Salinas, Sergio Tarquinio, Gino D’Antonio e Alberto Breccia. Su alcuni numeri della Storia del West (collana Rodeo), l’epica saga familiare scritta da Gino D’Antonio dal 1967, Carson compare e interagisce con i protagonisti come molti altri personaggi storici. Dopo di ciò a Kit Carson non resterà che proseguire la carriera di “spalla” del più importante personaggio del fumetto italiano: Tex Willer, conquistando in questo ruolo la simpatia di migliaia di lettori e magari ritagliandosi, di quando in quando, anche parti da protagonista o, come si dice in gergo teatrale, il nome in ditta, come ad esempio nell’episodio Il passato di Carson.