Roberto BENIGNI !!!
La cosa curiosa, e immaginiamo divertente, è che, giovedì 10, a far visita ad Enrico, raccontato tra momenti di vita famigliare e politica, è arrivato proprio Roberto Benigni, intorno alle 17,30. In compagnia di Eugenio Scalfari, testimone di quell’intervista, «La Questione morale», una sorta di testamento di Berlinguer. Benigni che farà, cosa si inventerà? «Da lui c’è da aspettarsi di tutto», dice Menichelli, che ricorda quanto simpatia nutrisse lo stesso Berlinguer per il comico toscano; ricambiata, è chiaro, compreso il film “Berlinguer, ti voglio bene!. E qui, Menichelli, sfata una vecchia leggenda sul politico: «Non è vero che fosse troppo serio, anzi rideva e si commuoveva spesso; solo che poi, si sa, le cose vengono raccontate in un’altra maniera: per esempio, Berlinguer non era mica un fumatore incallito». Benigni insieme a Scalfari e al direttore del Tg3 si è soffermato davanti ai tanti pannelli, tra sorrisi e aneddoti, per poi concludere la sua visita nel cortile esterno, dove ha potuto parlare alle tante persone che lo avevano pazientemente atteso.
“Se non avessi il piede rotto vi prenderei in braccio tutti! Vorrei prendere in braccio Eugenio Scalfari, ma non ce la faccio proprio! Mi hanno ingessato tutto lo stivale. È ingessato come il nostro Paese, ma con un po’ di rieducazione rifunziona!” esordisce così, alla sua maniera, facendo aprire sorrisi sui volti emozionati della gente. Poi continua dicendo: “Come potevo mancare a questo appuntamento che mi prende il cuore e l’anima, ricordare Enrico Berlinguer, una figura così importante. Dovunque sia con una bella camicia hawaiana sarà felice, perché è un uomo che lo merita. Ha creato armonia, che è più difficile della felicità. E allora la sua figura mi è rimasta impressa nel cuore. Era proprio un uomo a cui voler bene. Era una brava persona a cui voglio bene per tutti i regali che ci ha fatto e dovunque sia gli mandiamo un grosso bacio”.
La parola passa così a Eugenio Scalfari, che ricorda un’intervista fatta a Berlinguer in un momento drammatico, quando ci fu l’incontro con Moro. Intervista che il fondatore de La Repubblica reputa di grande attualità: “Moro aveva in mente di fare un accordo con il Partito Comunista e quindi con Berlinguer perché bisognava ricostruire l’Italia. E il suo partito non voleva fare questo accordo e anche il Partito Comunista non era molto propenso. Ma loro avevano visto molto più lontano dei loro aderenti e fecero l’accordo. E tentarono di ricostruire il Paese, però quando ci provarono veramente spararono a Moro e questo cambio l’andamento delle cose”. “Io sono un liberale di sinistra – prosegue Scalfari – non sono mai stato iscritto né al Partito Comunista né a quelli che son venuti dopo, però li ho votati, e ancora li voto. Mi viene quindi spontaneo salutarvi nel modo giusto, e cioè vi saluto, care compagne e cari compagni!”.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con Bianca Berlinguer Che emozione prova a visitare questa mostra? “Io questa mostra l’ho visitata tante volte, quindi non è la prima volta, l’avevo già vista a Pescara e in un posto vicino a Bologna. La prima volta è stato molto bello vederla anche perché molte di queste foto non le conoscevo neanche io, e quindi ripercorrere tutta la sua vita attraverso una mostra, con foto che non conoscevo, è stato molto bello”.
I RICORDI DEL SUO AUTISTA Alberto Menichelli– Quindici anni possono bastare a svelare lati poco conosciuti del politico. «Mi è capitato spesso di trascorrere ferie e feste in compagnia del segretario, ma non sono mai riuscito a dargli del tu: ci chiamavamo per cognome, ci rispettavamo, entrambi silenziosi, e poco estroversi». Giovedì 10, con Benigni e Scalfari, ci sarà la figlia di Berlinguer, Bianca. «Con la sua famiglia, dalla moglie Letizia ai figli, abbiamo continuato a vederci anche dopo la morte di Berlinguer. Ma, come dire, restando sempre un passo indietro: io ero il suo autista, lo portavo ovunque, e forse obbligandolo a sedersi dietro, in quanto lui amava tantissimo guidare; quando il partito mi chiese di fargli d’autista, lui accettò a patto che fosse una soluzione temporanea».