Martin Mystère è uno dei personaggi della più importante casa editrice italiana di fumetti, quella di Tex, per intenderci, la Sergio Bonelli Editore. La serie creata da Alfredo Castelli è pubblicata in Italia dal 1982 e ne è protagonista un archeologo e scrittore noto anche come il “Detective dell’impossibile” che indaga su misteri ed enigmi legati principalmente all’archeologia, alla parapsicologia, alla storia e alla scienza. Molto si è scritto e detto della somiglianza tra questo eroe del fumetto nostrano e il suo alter ego Indiana Jones, ideato dal regista statunitense George Lucas a quanto pare nel 1973 (e del quale lo stesso parlò con Steven Spielberg solo nel ’77) mentre per l’uscita del primo film, I predatori dell’Arca perduta si dovrà attendere il 1981, in quanto Lucas era impegnato a diventare multimiliardario grazie all’avvio della saga di Guerre stellari. Martin Mystère ha una storia quasi parallela (salvo, come direbbe il suo creatore, per quanto riguarda i risultati economici). Alfredo Castelli nel 1982 è già considerato uno dei più importanti sceneggiatori di fumetti italiani, avendo realizzato innumerevoli opere con i migliori disegnatori e per le più importanti riviste. Martin Mystère non è infatti che l’evoluzione di un personaggio precedente di Castelli noto come Doc Marvel ideato nel 1975 e poi rinominato Allan Quatermain. Il nome traeva origine dall’omonimo protagonista del romanzo Le Miniere di Re Salomone di Haggard. Il personaggio venne inizialmente proposto al «Giornalino» delle Edizioni Paoline ma non venne accettato.
Nel ’78 il settimanale «SuperGulp» della Mondadori ne iniziò la pubblicazione. Quatermain è praticamente uguale a Mystère: inizia la sua avventura indagando su una misteriosa sfera proveniente dallo Yucatàn insieme a un uomo di Neanderthal di nome Java ed è dotato di una pistola a raggi vecchia di quindicimila anni. La serie venne sospesa a causa della chiusura della rivista nel 1980 e venne riproposta con qualche modifica alla Daim Press (così si chiamava all’epoca la Sergio Bonelli) che accettò di pubblicarla. Il personaggio fu creato graficamente da Giancarlo Alessandrini, notevole artista che affinerà il proprio stile già maturo durante lo sviluppo della serie, fino a raggiungere un’ineguagliabile tratto che sembra congiungere la scuola della “ligne claire” francese con la raffinatezza di Moebius. La testata da mensile è diventata bimestrale (ma con il passaggio da 100 a 164 pagine) e continua ad avere ancora un discreto successo presso uno “zoccolo duro” di appassionati, dopo quasi quarant’anni di misteri, fanta-archeologia, teorie del complotto e revisionismo storico giocati sempre con intelligenza e la giusta dose di ironia. Le copertine sono sempre di Alessandrini, mentre ovviamente ai disegni si susseguono diversi disegnatori e anche soggetti e sceneggiature sono stati affidati a scrittori via via diversi, sempre sotto l’attenta supervisione di Castelli.
Nel 1993 per un certo periodo le avventure del personaggio si spostano in Italia, dando vita alla sezione “Mysteri italiani”, segnalata anche in copertina. Non poteva mancare quindi un fatto “mysterioso” ambientato a Roma, e l’occasione si presenta negli albi numero 135 e 136 della serie, nei quali l’avventuroso archeologo, accompagnato dalla fedele “spalla” Java, viene coinvolto nella rocambolesca ricerca di una macchina alchemica nascosta nella città eterna che avrebbe il potere di condizionare la mente delle persone. I due albi sono intitolati rispettivamente Catacombe e Il teatro della memoria. Una specie di suggestiva caccia al tesoro, come unica traccia un messaggio cifrato lasciato da Giordano Bruno, il prete eretico mandato al rogo proprio a Roma dalla Santa Inquisizione nell’anno 1600. E dalle Catacombe di San Callisto a Ostia Antica, da Campo de’ Fiori a San Pietro, da Trastevere a Porta Portese, dall’Appia antica al Pantheon fino a Piazza Vittorio Emanuele II, il professore dovrà vedersela con i sicari prezzolati dal suo nemico giurato (e come è noto ogni eroe dei fumetti ha una sua nemesi) incaricati di seguirne a qualunque costo le mosse ed eventualmente eliminarlo dopo il ritrovamento della preziosa “macchina”.
Ma se l’antagonista ambisce al possesso dell’oggetto del potere, l’ombra di un terzo incomodo nella contesa si fa sempre più palese, un’entità potente che intende impedire a qualunque costo il ritrovamento. E non potevano essere che due “romani de Roma” a costruire una storia del genere, che è infatti scritta e sceneggiata da Michelangelo La Neve (che è calabrese ma che a Roma si è trasferito a 18 anni e da allora a Roma vive e lavora) e disegnata da Giancarlo Caracuzzo, che invece è nato proprio a Roma il 15 settembre 1960. La Neve inizia a sceneggiare fumetti nel 1989, con le case editrici ACME e BluePress e per la famosa rivista «L’Intrepido», per la quale realizzerà nel 1993 la suggestiva serie ESP. Dal ’92 collabora anche con la Bonelli su Dylan Dog, oltre che su Martin Mystère. Pubblica in Francia, Italia e Stati Uniti il romanzo grafico Il Giorno dei Maghi, disegnato da Marco Nizzoli. Scrive sceneggiature per i Manetti bros. Caracuzzo, dopo aver lavorato con ACME, Bluepress, Granata Press e Bonelli, ha realizzato lo storyboard per il film La leggenda di Al, John e Jack e dal 2010 lavora per l’americana Marvel su personaggi come IronMan e SpiderMan, nonché sulle miniserie GorillaMan e FormicWars.
Dal tratto fortemente personale ed estremamente dinamico, è stato probabilmente il più interessante disegnatore al lavoro su Martin Mystère, dopo Alessandrini. I due artisti si sono “fatti le ossa” nella mitica casa editrice Acme, attiva fino al 1995, che era stata fondata nel 1989 da Francesco Coniglio e da Silver (il creatore di Lupo Alberto). Tra i vari artisti provenienti da quell’esperienza vale la pena ricordare il duo composto dai romani Lillo e Greg (al secolo Pasquale Petrolo e Claudio Gregori), che dall’umorismo grafico sono approdati con successo al mondo dello spettacolo. Chi vuole può divertirsi a trovare, leggendo la storia contenuta nei due albi, diverse citazioni/omaggi che gli autori si sono divertiti a inserire nell’avventurosa vicenda. Il finale della storia lascia perlomeno perplessi, ma è proprio il non prendere troppo sul serio i temi trattati la forza di questo prodotto, che riesce a essere una lettura “leggera” ma farcita di informazioni interessanti e suggestive.
A cura di Claudio Ferracci – Direttore della Biblioteca delle Nuvole (Pg)